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PRUDENZANO: “LE IMPRESE PUBBLICHE FUORI DA CONFINDUSTRIA, BASTA FONDI A CHI NON RAPPRESENTA LE PMI”

“È un controsenso che le imprese pubbliche versino milioni di euro a Confindustria, un’associazione privata che non rappresenta né le imprese pubbliche, né tantomeno le piccole e medie imprese italiane.”

Lo dichiara il Segretario Generale di Confintesa, Francesco Prudenzano, commentando i dati – diffusi da fonti giornalistiche, secondo cui le imprese pubbliche verserebbero annualmente circa 25 milioni di euro a Confindustria.

 “L’85% delle imprese associate a Confindustria ha meno di 50 dipendenti - continua Prudenzano - ma la linea politica di Confindustria è chiaramente orientata a tutelare gli interessi delle grandi imprese manifatturiere, spesso in posizione dominante e in palese conflitto con i bisogni delle PMI. È quindi inaccettabile che a sostenere finanziariamente questa struttura siano proprio le imprese pubbliche, cioè aziende dello Stato che utilizzano i soldi di tutti i cittadini.”

Confintesa, per i sopracitati motivi, elenca quattro ragioni fondamentali per cui le imprese pubbliche dovrebbero uscire da Confindustria:

1) Uso improprio di fondi pubblici: l’adesione a un’associazione privata dovrebbe essere volontaria e non finanziata inconsapevolmente dai cittadini.
2) Rappresentanza superflua: i vertici delle aziende pubbliche sono nominati dal governo e non hanno necessità di un'associazione per interloquire con chi li ha designati.
3) Contrattazione inadeguata: le peculiarità delle grandi aziende pubbliche richiedono accordi specifici.
4) Distorsione della rappresentanza: la presenza dominante delle imprese pubbliche in Confindustria penalizza le PMI che, pur essendo maggioritarie, restano marginalizzate.

Alla luce di ciò, Confintesa propone che le imprese pubbliche si dotino di una propria associazione di rappresentanza, autonoma e coerente con la loro natura, capace di tutelare i loro interessi istituzionali e industriali senza conflitti d’interesse con il settore privato.

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