“La manovra di bilancio 2025 sta per essere presentata ma Confintesa attende di leggere il documento Governativo prima di esprimere giudizi.
Abbiamo, però, delle perplessità rispetto a voci che circolano sulla stampa relative al trasferimento (semi) obbligatorio di una parte di TFR ai fondi pensioni integrativi”.
Lo dichiara Francesco Prudenzano, Segretario Generale di Confintesa in merito alle voci che vorrebbero istituire il “silenzio assenso” del lavoratore per il trasferimento di una quota di TFR ai fondi Pensione Integrativi.
“Il buon vecchio Tfr, ha rispettato le promesse in tempi di bassa inflazione e ha offerto rendimenti fra i più alti con deflazione e tassi negativi. Ha dimostrato di funzionare in modo egregio anche in questi ultimi anni con il +10% di rivalutazione nel 2022 rispetto a perdite medie tra il 10% e 11% della previdenza integrativa.
Non siamo contro lo sviluppo dei Fondi Pensione Integrativi – continua Prudenzano – ma vogliamo difendere il principio per cui il TFR è una retribuzione differita e di esclusiva e totale proprietà del lavoratore dipendente.
Per questo motivo esprimiamo giustificate perplessità, anche di carattere Costituzionale, se dovesse essere applicato il cosiddetto silenzio-assenso dopo un breve periodo per trasferire una quota del TFR del lavoratore su un Fondo Pensionistico Integrativo.
Confintesa ritiene – conclude Prudenzano - che sia il lavoratore a scegliere liberamente, senza l’obbligatorietà, legata al silenzio-assenso, se trasferire una parte del TFR ovvero di un suo diritto sulla previdenza integrativa”.