
Confintesa denuncia il referendum indetto da CGIL, UIL e USB sul CCNL Funzioni Centrali, come inopportuno e dannoso per i lavoratori, frutto di una miopia politica che ignora le circostanze particolari che hanno portato a questa protesta e la storia del Pubblico Impiego.
Ricordiamo che il Pubblico Impiego ha subito un blocco contrattuale per oltre nove anni, senza significative contestazioni da parte di CGIL e UIL. Dal 2010, governi di diverso colore (ma sempre con il PD in maggioranza) hanno perpetuato tale blocco.
Nel 2016, CGIL e UIL hanno persino avallato il passaggio a rinnovi, da biennali a triennali, senza tutele contro l’inflazione. Il rinnovo del 2018 arrivò, con il Governo Gentiloni, con un misero +3,48% a fronte di un’inflazione cumulata dell’11,48%. CGIL e UIL firmarono senza protestare.
Confintesa, con la firma del CCNL del 6 novembre, ha ottenuto un +6% (circa 165 euro mensili), la settimana lavorativa su quattro giorni e buoni pasto per il lavoro agile e altre innovazioni interessanti. Soprattutto, abbiamo posto le basi per avviare il rinnovo del CCNL per il triennio 2025-2027 già a inizio 2025, con 4,4 miliardi stanziati: un risultato storico.
Occorre chiarire che CGIL e UIL chiedevano solo un ulteriore 1,8% (e non il 16% che vanno sbandierando ora) pretendendo di anticipare fondi previsti nella legge di bilancio, rischiando di compromettere lo stanziamento e il rinnovo 2025-2027. Per Confintesa, il potere d’acquisto si tutela anche con aumenti tempestivi e non a scadenza del triennio.
È evidente che le proteste di alcune sigle variano a seconda del governo.
Il referendum di CGIL, UIL e USB chiede ai lavoratori di rinunciare al +6% già ottenuto per un ipotetico +1,8%, da ottenere forse e chissà quando e ciò solleva dubbi su trasparenza della protesta e sulla reale tutela degli interessi dei lavoratori.