È di ieri la notizia che la CGIL ha guidato il rifiuto della sottoscrizione del rinnovo del CCNL della Sanità, come aveva fatto, con minor fortuna, con il CCNL delle Funzioni Centrali senza avere i numeri per ottenere il risultato voluto.
È facile immaginare che accadrà la stessa cosa con il CCNL del comparto Enti Locali che avrebbe potuto vedere il rinnovo la settimana prossima e questo atteggiamento merita alcune considerazioni.
La CGIL di Maurizio Landini sembra aver imboccato una strada impervia, dove la contrapposizione al governo diventa un fine, non un mezzo. Una strategia che, seppur comprensibile nella logica del mantenimento di un'identità forte in un panorama politico fluido, rischia di trasformarsi in un'arma a doppio taglio, minando la capacità del sindacato di incidere realmente sulla vita dei lavoratori. Il mantra sembra essere "scontrarsi per sopravvivere", una battaglia continua, anche a costo di rinunciare alla firma dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), cruciali per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori accampando maggiori pretese, mai richieste con altri governi.
Le dinamiche contrattuali, ben note alla CGIL, permettono di proseguire il dialogo durante la validità del triennio contrattuale. Tale dialogo ha sempre condotto a miglioramenti, oltre agli aumenti formalmente riconosciuti al momento del rinnovo contrattuale a cui, in questo caso il sindacato di Landini rinuncia a priori per una logica sterile di contrapposizione.

Ma è davvero questa la strada giusta?
La vera libertà non dipende solo dal conflitto. È autentica solo se promuove altra libertà, utile alle relazioni umane, alla politica, all'economia e alla società.
La CGIL sembra aver dimenticato questo principio generativo fondamentale. L'opposizione, per quanto legittima, non può essere un fine a sé stante, un esercizio autoreferenziale che si nutre della propria esistenza.
La dinamica attuale sembra rispecchiare per la CGIL un bisogno disperato di identità, dove la contrapposizione costante diventa l'unico collante, l'unico modo per rimanere visibili e rilevanti. Ma a quale prezzo?
Nel 2025, è necessaria una società capace di riconoscere le opportunità senza cadere nelle ideologie del passato. La CGIL di Landini deve abbandonare la trappola dell'opposizione autoreferenziale e fare un salto di qualità abbracciando una visione generativa. Il tempo dell'opposizione fine a sé stessa è finito.
Non è solo una questione di sopravvivenza, ma di futuro. Un futuro che merita di essere costruito, non solo gridato.

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