“La Ministra Dadone ritiene che ci siano dipendenti pubblici di serie A e che, quindi, possano usufruire dei buoni pasto anche se sono in smart working e dipendenti pubblici di serie B ai quali lo stesso diritto viene negato. Così, per non prendere posizione in merito alla questione dei buoni pasto, la Ministra Dadone lascia libere le Amministrazioni di fare come vogliono così creando disparità di trattamento tra lavoratori che svolgono le stesse mansioni”. Lo dichiara Claudia Ratti – Segretario Generale di Confintesa FP in merito alla decisione della Ministra della Funzione Pubblica Fabiana Dadone di lasciare libertà di scelta per le Amministrazioni della PA in merito alla fruizione dei buoni pasto per i lavoratori in smart working.

“Confintesa ricorda che già dal mese di aprile ha chiesto di essere disponibile a rinunciare ai buoni pasto per i lavoratori in smart working a patto che le economie di spesa, derivanti dal risparmio dei buoni pasto, vadano ad implementare i fondi per la Cassa Integrazione. Premesso ciò vogliamo ancora una volta precisare – continua la sindacalista – che Confintesa FP sa che i lavoratori pubblici hanno messo a piena disposizione della comunità sia i propri beni (PC, utenze telefoniche, internet, ecc..) e che il proprio tempo va spesso ben al di là di quello che prevede l’orario di lavoro, pur nella “comodità” delle mura domestiche. Chiediamo quindi alla Ministra Dadone di fare la cosa più logica in questo caso ovvero trasmettere all’ARAN un atto di indirizzo al fine di regolamentare lo smart working in modo uniforme tra tutte le Amministrazioni e prevedere anche, per i lavoratori in smart working, un rimborso forfettario per le spese che si sostengono lavorando da remoto.

 La Ministra Dadone, invece, – conclude Claudia Ratti – con il suo comportamento Pilatesco giustifica trattamenti diversi tra dipendenti pubblici a secondo a quale Amministrazione appartengono. Appellandosi alla mancanza di un “consolidato indirizzo giurisprudenziale” che tradotto significa che, per il Dipartimento della Funzione Pubblica, per affermare un diritto contrattuale i lavoratori devono adire le vie legali. Non sarebbe più semplice una coda contrattuale da discutere con le Organizzazioni Sindacali nella sede dell’ARAN? Questo, forse, lo capirebbe anche Ponzio Pilato.

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