È stato firmato nei giorni scorsi, presso la sede nazionale di Confcommercio a Roma, il primo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, da applicarsi agli oltre 40mila addetti dipendenti delle circa 3mila imprese del settore assistenziale, sociale, sociosanitario ed educativo associate a Confcommercio Salute, Sanità e Cura, sottoscritto dai sindacati di categoria Fisascat Cisl e Uiltucs e dalla stessa associazione imprenditoriale, con l’assistenza di Confcommercio Imprese per l’Italia.

La CGIL non ha firmato questo contratto e questo la dice lunga sulla reale capacità di questo contratto di tutelare la dignità dei lavoratori del settore.

“Purtroppo – ha dichiarato Domenico Amato Segretario Generale di Confintesa Sanità – assistiamo al solito gioco delle parti, in cui come sempre a perderci sono solo i lavoratori.

Questo è dimostrato anche dal fatto che la stessa CGIL si è rifiutata di firmare questo accordo che permette a chi sfrutta di sfruttare ancor di più.

La sanità privata ha già i suoi CCNL di riferimento ARIS/AIOP, i quali si avvicinano molto, sia per la parte normativa che per la parte economica, al CCNL di sanità pubblica, che è il vero obiettivo che un sindacato che si occupi anche di sanità privata dovrebbe perseguire, ovvero la piena equiparazione di istituti contrattuali e remunerazione tra pubblico e privato.

Altra anomalia è data dal fatto che CISL e UIL hanno fatto firmare l’accordo per il CCNL a sezioni del loro sindacato che si occupano di terziario e non di sanità.

Confintesa Sanità – conclude Amato – dice basta a questa proliferazione di contratti al ribasso che mortificano i lavoratori anzi sarebbe ora di intervenire sui CCNL già esistenti per consentire alle famiglie italiane, sopraffatte dalla crisi economica, di risollevarsi quanto basta almeno per arrivare dignitosamente a fine mese: questo obiettivo si può raggiungere attraverso  l’istituzione del Salario Minimo, che eviterebbe il proliferare di CCNL capestro”.

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