“Confintesa Funzione Pubblica torna ancora una volta a chiedere al Ministro della Giustizia l’applicazione di una norma approvata nel 2014 e che ha modificato l’articolo 492 bis del C.p.c. dando la possibilità ai creditori di debiti di poter usufruire dell’Ufficiale Giudiziario per effettuare una ricerca telematica dei beni del debitore, (conti correnti, stipendi, pensioni, beni immobili ecc.), previa autorizzazione del Presidente del Tribunale, spendendo solo € 43,00 di contributo unificato (che vanno nelle casse dello Stato) invece di spendere centinaia di euro con le agenzie private.”

 

Lo chiede Claudia Ratti, Segretaria Generale di Confintesa FP, che mette in evidenza anche il fatto che la Giustizia Italiana potrebbe funzionare meglio se fossero valorizzate anche le competenze dei suoi dipendenti.

 

“Siamo davanti ad una vera e propria elusione della norma giuridica – continua la Segretaria di Confintesa FP – che oltre a penalizzare I cittadini, che chiedono il rispetto dei loro diritti, calpesta anche  la dignità degli Ufficiali Giudiziari che non vengono messi nella condizione di poter esercitare il loro lavoro così come previsto dalle leggi vigenti.

 

Non è possibile che, a distanza di quasi otto anni dalla modifica dell’articolo 492 bis del C.P.C., il Ministero della Giustizia non abbia ancora provveduto ad attivare i previsti collegamenti telematici che consentirebbero all’Ufficiale Giudiziario di ricercare i beni del debitore, sia nei confronti dei privati che verso lo Stato, al fine di dare effettiva soddisfazione al credito.

 

Se questo è veramente  il Governo del cambiamento si cominci ad applicare le norme inevase anche per restituire dignità e valore ad una categoria, quella degli Ufficiali Giudiziari.

 

La corretta gestione dell’ Amministrazione della Giustizia – conclude Claudia Ratti – passa anche attraverso la valorizzazione del suo personale.

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