“Siamo in presenza dell’ennesimo bluff di un Governo “del cambiamento” che ha cambiato solo i nomi del Ministri ma non i riti, extra legem, il tutto alle spalle dei lavoratori. In barba alla legge sulla rappresentatività prima di tutto, che nel settore pubblico (a differenza che nel settore privato) delinea esattamente quali siano i sindacati rappresentativi”. Questa la dichiarazione di Claudia Ratti, Segretaria Generale di Confintesa F.P. in merito all’incontro che si è tenuto tra CGIL, CISL e UIL e il Governo per discutere sul contratto dei lavoratori del Pubblico Impiego.

“Non occorre essere di destra o di sinistra, essere un Ministro espresso dai 5 stelle o della Lega, … lo spettacolo va in scena nello stesso identico modo, tutte le volte, in spregio alle procedure per i rinnovi contrattuali espressamente previste dalle leggi. Sono procedure fuorvianti ed anomale– continua la Ratti – per il fantomatico rinnovo contrattuale dei dipendenti pubblici, in cui all’ARAN si lascia un ruolo meramente notarile ovvero di prendere atto di quanto la triplice ed il Governo in carica (qualunque esso sia) decidono a Palazzo Chigi, tra riflettori e fotografi. Ma, evidentemente, non interessa a nessuno migliorare la Pubblica Amministrazione, pensare ad un nuovo modello organizzativo, avere degli stipendi adeguati alla media europea, avere un sistema seriamente premiante che deve necessariamente corrispondere ad un risultato da raggiungere (partendo dai dirigenti); ci si accontenta di … galleggiare e giocare un gioco in proprio e non di squadra, di salvarsi e non di salvare la squadra Italia!

Confintesa F.P. – conclude la Ratti – chiede solo il rispetto della legge e denuncerà tutte le evidenti irregolarità, sottraendosi dai “giochi di potere” che ad altri piacciono tanto solo perché non vedono l’ora di salire sul palco per fare qualche foto e rilasciare qualche intervista. Confintesa non partecipa a queste sceneggiate preferendo essere a fianco  dei lavoratori della P.A. che nella stragrande maggioranza non sono né “furbetti del cartellino” né “fannulloni”.

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