“Ormai il caso della Whirlpool non è più un fatto limitato a Napoli ma la battaglia dei 350 lavoratori, senza considerare l’indotto, che rischiano di rimanere senza posto di lavoro è diventata il simbolo di ciò che sta accadendo nel nostro Paese”. Lo dichiara Francesco Prudenzano, Segretario Generale di Confintesa, in merito all’ennesimo rifiuto della dirigenza Whirlpool di presentarsi alla riunione convocata dal MISE e chiedere un’altra settimana per decidere se licenziare o usufruire delle 13 settimane di CIG previste dalle recenti disposizioni governative. “Rimane il fatto – continua Prudenzano – che la dirigenza della Whirlpool, nonostante i milioni di euro ricevuti dallo Stato italiano, prosegue con l’intenzione di delocalizzare il sito produttivo di Napoli in Paesi Europei dove il costo del lavoro sarebbe notevolmente inferiore a quello Italiano. Oggi di fronte a questa situazione risuonano come una grande presa in giro anche le parole pronunciate dall’allora titolare del MISE Luigi Di Maio che disse di aver riportato il lavoro in Italia dopo aver concesso milioni di euro di finanziamenti pubblici alla Whirlpool, in cambio della rinuncia dell’azienda ai licenziamenti.

Quell’accordo, nel momento in cui la Whirlpool ha incassato quanto stabilito, è diventato carta straccia e siamo di nuovo a sottostare ai ricatti di un’ azienda che non è in crisi ma che, invece, ha aumentato i profitti grazie proprio al sito napoletano e che ancora una volta sta prendendo in giro lo Stato italiano e i suoi dipendenti chiedendo ulteriori rinvii magari per spillare altri contributi ai contribuenti italiani senza dare garanzie per il mantenimento dei livelli occupazionali. Se al MISE non sono in grado di imporre nulla alla multinazionale statunitense – conclude Prudenzano – intervenga direttamente il Presidente Mario Draghi convocando l’azienda a Palazzo Chigi. E’ arrivato il momento di ridare dignità sia ai dipendenti del sito di Napoli e anche al nostro Paese che non può essere preso in giro da chi, negli ultimi anni, ha sfruttato sia i lavoratori che le casse pubbliche senza mantenere gli impegni presi.

 

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