L’abbattimento di quello che restava del ponte Morandi di Genova riapre il dibattito sulla gestione di importanti settori strategici che sono stati privatizzati a partire dai primi anni ’90”. Lo dichiara il Segretario Generale di Confintesa Francesco Prudenzano in ordine alla necessità, da parte dello Stato, di riappropriarsi della governance di alcuni settori nel campo dei servizi. “E’ ormai praticamente appurato, stando anche agli ultimi video raccolti dalla procura e dalla GdF di Genova, che il ponte Morandi ha ceduto a causa della mancata manutenzione degli stralli che sostenevano la struttura. Il problema a questo punto investe, nel particolare, tutta la rete autostradale italiana e in generale tutto il sistema delle privatizzazioni, in settori come le comunicazioni e l’energia, attuato attraverso la trasformazione in SpA di IRI, ENEL, ENI e INA oltre che di alcuni Istituti di Credito fino alla filiera agroalimentare con la svendita della SME.  

Questa manovra – prosegue Prudenzano -attuata dai Governi dell’epoca ha consentito speculazioni operate da grandi multinazionali e banche d’affari tipo Goldman Sachs ma non solo e che hanno incrementato i guadagni a scapito della sicurezza, come sta emergendo in queste ore. Un processo di privatizzazione che nel 2010 fu contestato duramente anche dalla Corte dei Conti che, in uno studio/analisi, metteva in evidenza come il recupero della redditività delle imprese privatizzate non è stato il risultato di maggiore efficienza ma il frutto di un incremento delle tariffe cui non avrebbe fatto seguito alcun progetto di investimento volto a migliorare i servizi. Alla luce di quanto sta accadendo – conclude Prudenzano -il Governo riveda tutto il sistema delle privatizzazioni e, dove è utile e indispensabile, preveda un ritorno diretto dello Stato nella gestione di alcuni servizi di pubblica utilità”

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