È inammissibile che le categorie sociali più deboli come i disabili vengano completamente abbandonate a se stesse e alle proprie famiglie”. Lo dichiara il Segretario Generale di Confintesa, Francesco Prudenzano, in merito alla denuncia del Ministro della Famiglia e delle Disabilità, Lorenzo Fontana, sull’assenza di punti che prevedano l’aumento delle pensioni di inabilità all’interno del decreto su quota 100 e reddito di cittadinanza in fase di approvazione.

Una manovra – continua Prudenzano – pensata per sostenere le fasce sociali più deboli non può lasciare fuori i disabili. Ed è assolutamente errato confondere le pensioni di invalidità con il reddito di cittadinanza, come si sta facendo in queste ultime ore.

Il reddito di cittadinanza è un sussidio temporaneo finalizzato alla reintegrazione nel mondo del lavoro dei cittadini poveri e disoccupati. Il disabile è per definizione una persona “inabile al lavoro”, quindi non si vede in che modo possa fare richiesta del reddito di cittadinanza se poi non può rispondere alle eventuali proposte lavorative dei centri per l’impiego. E anche nel caso in cui venissero corretti i tetti ISEE e gli altri parametri per permettere l’accesso al reddito alle famiglie con i disabili, chi fornirebbe loro assistenza mentre i familiari sono via per lavoro?

La pensione di invalidità – conclude Prudenzano – serve per dare l’opportunità al disabile di ricevere le cure e l’assistenza di cui ha bisogno, ed è tutt’altra cosa rispetto al marasma di proposte e controproposte con cui l’esecutivo sta tentando di accordarsi su qualcosa che di fatto, al momento, non esiste”.


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