La Storia ebbe inizio nel 1948.
La Costituzione della neonata Repubblica all’art. 39 recitava così:
“l’organizzazione sindacale è libera ed al sindacato non può essere imposto altro obbligo se non quello della registrazione”

“è condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica”
“i sindacati registrati hanno personalità giuridica … e … possono stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria…”.

Niente fu attuato e, anche per questa anomalia, il sistema sindacale italiano è fermo, sostanzialmente, al 1948.
In assenza dell’attuazione della norma costituzionale, tutti i sindacati hanno operato come associazioni non riconosciute, regolate dagli artt. 36-38 del Codice civile, ovvero dal proprio Statuto, permettendo così di essere svincolati da qualsiasi formalità oggettiva (organigramma, bilancio, obblighi fiscali, etc…) se non quanto dichiarato dall’Organizzazione stessa, volta per volta. Di contro, saranno considerate, nei fatti, come istituzioni della Repubblica, anche per effetto della loro presenza nella Carta Costituzionale.

La legge n. 902 del 1977 ha attribuito i patrimoni delle disciolte organizzazioni sindacali fasciste alle Confederazioni sindacali dei lavoratori dipendenti e dei datori di lavoro esistenti all’epoca, Il tutto a titolo gratuito e esentasse. Tutte le Organizzazioni nate successivamente, come Confintesa, hanno solo la forza dei propri associati. Per tornare all’attualità, e anche per ragioni di brevità, i sindacati nati successivamente sono stati considerati quasi estranei al mondo del lavoro anche per una assenza della misurazione del gradimento tra i lavoratori.

Il sistema di misurazione della rappresentatività nel pubblico impiego esiste solo dal 1993. Nel mondo del lavoro privato è un oligopolio che, in assenza della misurazione della rappresentatività, il naturale “ricambio” tra le Organizzazioni  sindacali è pressoché inesistente, restando formalmente democratico ma sostanzialmente non libero. L’ossimoro su cui ruota la rappresentanza sindacale è ”si è rappresentativi se si firmano i contratti collettivi” e “si firmano i contratti collettivi se si è rappresentativi”.

Un corto circuito che esclude la misurazione del consenso, opposto al pluralismo e alla libertà del lavoratore di scegliere da chi farsi tutelare e rappresentare. Un palese meccanismo discriminatorio in cui si esclude dal palcoscenico del lavoro privato chi non si accetta.
Per fare un paragone con la politica, è come se potessero essere rappresentati in Parlamento solo i partiti che esistevano negli anni ’50.

Non mettiamo in discussione “l’istituzione sindacato”, ma evidenziamo il suo processo degenerativo che ha prodotto un sistema bloccato, ormai autoreferenziale e sempre più ai margini della società, e proporre un reale rinnovamento.

Linee guida
Le società avanzate contengono contraddizioni laceranti e pericolose per la loro stessa esistenza, sviluppano tensioni sociali simili alle primitive lotte per la sopravvivenza, mascherate da posizioni politiche e ideologiche, piuttosto che alle formidabili aspettative di una società civile.
La conseguenza è che le strutture portanti dello Stato dimenticano l’unione di intenti e di aspirazioni, dimenticano l’orgoglio e la coscienza di appartenere ad un gruppo umano con un denominatore comune (popolo, nazione, paese, stato, o come lo si voglia denominare), diventando un coacervo di combriccole che si contendono logore strutture nel disperato ed inutile tentativo di continuare a mantenerne il controllo. Non sanno più di appartenere alla stessa unità e non perseguono altro che i loro specifici interessi.
Dal trionfo del “particolare” trae vigore la lotta per la sopravvivenza, generando un devastante effetto domino su tutte le categorie sociali, fino al livello più basso, che può essere solo sfruttato perché più in basso non c’è nessun altro da usare.
E, in questo modo, perdono forza diritti vecchi e nuovi: dal diritto all’istruzione alla tutela della salute, dalla difesa del welfare alla tutela dell’ambiente, dal diritto al lavoro allo sviluppo dell’arte, della conoscenza in generale, che sembrano ormai non avere più alcun contenuto sociale.

Confintesa respinge la logica dei predatori e dello scontro insensato di tutti contro tutti. Afferma il valore della solidarietà e considera fondamentali il pieno rispetto della libertà e del pluralismo che ne consegue, rifiutando qualsiasi monopolio.

Processo di umanizzazione della economia
“Capitale” e “Lavoro” sono stati visti per più di un secolo come poli opposti, quando non sono altro che due aspetti della società e, per di più, ne costituiscono solo una parte. Questi due aspetti sono degli strumenti che, di per sè, non sono buoni né cattivi, giusti o ingiusti poiché l’impronta viene data dall’uomo che li maneggia.
Eppure, anche qui la nostra Costituzione potrebbe essere d’aiuto. Ed in effetti, all’art. 46 recita: Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.”
È
fondamentale che i lavoratori siano coinvolti nelle scelte strategiche delle aziende, anche per evitare conduzioni manageriali “allegre” che trovano soluzione comode con la cassa integrazione, il licenziamento, la sottrazione di grandi capitali, l’indebitamento dei piccoli risparmiatori, lo spostamento della produzione dove la manodopera costa poco, i regimi sono amici e il sindacato inesistente.
Attualmente gli interessi economici si impongono sulle scelte politiche, trascurando la programmazione e il conseguimento di obiettivi sociali, guardando al profitto a tutti i costi, mentre il profitto non può né deve essere il solo elemento correlato al capitale ma serve un nuovo e radicale processo di “umanizzazione della economia”.

Adesione al Testo Unico sulla Rappresentanza
Confintesa ha aderito al Testo Unico sulla Rappresentanza del 10 gennaio 2014. Pertanto, questa Confederazione è obbligata a rispettare e far rispettare le regole contenute nel Testo Unico e negli accordi collegati,  nonché le procedure arbitrali previste nelle clausole transitorie e finali.
Confintesa ritiene che questa sia una fase transitoria per arrivare a una vera libertà di scelta nel sistema di rappresentanza sindacale.

Adozione di un Regolamento di Organizzazione e di un Codice Etico (ex d. lgs 231/01)
Il Decreto Legislativo 231/2001 è stato un provvedimento fortemente innovativo che adegua la normativa italiana in materia di responsabilità delle persone giuridiche superando il tradizionale principio societas delinquere non potest.

Confintesa, caso raro tra le Confederazioni sindacali, ha deciso un percorso di miglioramento della propria realtà associativa.
Il Manuale, di cui ci siamo dotati, formalizza dei protocolli operativi in grado di garantire uno svolgimento ottimale delle attività che costituiscono una best practice alla quale tutti gli associati si devono conformare e nella quale si definiscono le responsabilità di ruoli e competenze.

Questo atto, come molte altre iniziative e aspetti, fa parte di un programma di autoriforma dell’istituto sindacale che serva ad abbandonare le secche di un potere di rappresentanza sempre più messo in discussione e rilanciare l’immagine e il ruolo del sindacato in una società con regole e comportamenti diversi e migliori.


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Aggiornato al 20.11.2022