Il Segretario Generale Francesco Prudenzano ha rilasciato un’intervista esclusiva al quotidiano Il Tempo, affrontando il tema del rinnovamento del sindacato e della necessità di superare le tradizionali divisioni ideologiche per rispondere alle sfide del mondo del lavoro contemporaneo. Di seguito vi proponiamo l'intervista completa:

Oltre le ideologie del passato. Fascismo e lotta di classe non spiegano più il presente
All'indomani di due date cariche di significato storico e sociale come il 25 Aprile e il 1° Maggio, incontriamo Francesco Prudenzano, Segretario Generale di Confintesa. Un'intervista che affronta i temi del lavoro contemporaneo e il rischio dell'anacronismo ideologico.
Segretario Prudenzano, si sono appena concluse due date simboliche per l'Italia: il 25 aprile e il 1° maggio. Qual è la sua riflessione su queste ricorrenze?
"Sono date che hanno un valore nella nostra memoria storica collettiva, ma credo sia necessario una riflessione su come le interpretiamo oggi. Dobbiamo prendere atto che, da tempo, queste date sono sottoposte a continue strumentalizzazioni che portano a una fossilizzazione su paradigmi del passato che non ci aiutano a comprendere le sfide attuali e a proiettarci nel futuro."
A cosa si riferisce quando parla di 'fossilizzazione'?
“Parlare ancora oggi di fascismo e antifascismo, di padroni e proletari, come se fossimo negli anni '70, è come guardare il mondo con un vecchio televisore in bianco e nero mentre fuori c'è una realtà a colori in 4K. Non fraintendetemi: la storia ha il suo peso, e capirla è fondamentale. Tuttavia, non possiamo continuare a utilizzare categorie che non riflettono più la complessità del presente: questo approccio è fuorviante e, in ultima analisi, inefficace.”
E per quanto riguarda il mondo del lavoro e le celebrazioni del 1° maggio?
“Anche qui vedo un gap tra la retorica tradizionale e la realtà. La dicotomia 'padroni-proletari' aveva senso in un'epoca di grandi fabbriche e catene di montaggio. Oggi il panorama del lavoro è frammentato: abbiamo freelance, partite IVA, lavoratori della gig economy che spesso non sanno nemmeno chi sia il loro 'padrone'. Il capitale non è più un signore ben vestito, ma un sistema globale, spesso senza volto, che vive di dati e mercati finanziari."
Sta dicendo che non esistono più le disuguaglianze?
"Tutt'altro! Le disuguaglianze sono più acute che mai, ma per affrontarle abbiamo bisogno di un nuovo paradigma, che si basi su un linguaggio nuovo, che affronti la realtà basata sulla tecnologia e i diritti nell'era digitale. Pensare che basti urlare 'proletari di tutto il mondo unitevi' per cambiare le cose è come provare a riparare uno smartphone con un cacciavite degli anni '70: semplicemente non funziona!"
Non teme che questo approccio possa essere interpretato come un abbandono dei valori storici della sinistra?
L'espressione "valori storici della sinistra" implica che una parte debba rappresentare il tutto. Ed invece noi sosteniamo che occorre abbandonare la contrapposizione tra parti e per slogan. Restare aggrappati a schemi risalenti all’800, dà sicurezza, un senso di appartenenza, e può anche risolvere il problema di dover proporre qualcosa di innovativo, ma sono idee per una società che non c’è più. È ora di scendere dal palco dei comizi anni '70 e guardare il presente senza le ombre di un passato che non torna."
Molti temono che abbandonare certi simboli significhi perdere la memoria delle lotte passate. Cosa risponde a chi la potrebbe accusare di revisionismo?
“Non afferro il senso di questa critica. Nelle mie parole non c'è traccia di revisionismo ma a collocare nella storia ciò che non genera più slancio costruttivo, per immaginare nuovi orizzonti. Nessuno intende negare le conquiste ottenute, e sarebbe superfluo elencarle qui, ma per saper navigare il domani è indispensabile una prospettiva inedita dell'individuo, della società e dello Stato."
Cosa si aspetta per il futuro del mondo del lavoro?
“Mi aspetto e lavoriamo per un sindacato capace di interpretare le trasformazioni, di rappresentare e proporre una visione aderente alla realtà e proiettata nel futuro. Dobbiamo costruire nuovi rapporti, senza nostalgie né preconcetti ideologici. Solo rinnovando il nostro modo di pensare e agire, potremo interpretare la contemporaneità e costruire il futuro."

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