“Il lavoro stagionale, estivo ed invernale, da sempre è stato un volano per arginare la disoccupazione e far ripartire l’economia ma oggi il nemico numero uno del lavoro stagionale si chiama reddito di cittadinanza perchè entra in concorrenza con le pratiche di sfruttamento e sotto retribuzione usuali in questo periodo.”  Lo dichiara Francesco Prudenzano, Segretario Generale di Confintesa, in merito alla carenza di manodopera lamentata dai gestori di strutture turistiche che non trovano lavoratori disposti ad accettare l’offerta in quanto percettori del reddito di cittadinanza.

“La denuncia degli imprenditori del settore turistico – continua Prudenzano – se da un lato deve essere uno stimolo per il Governo, al fine di attivare nell’ambito di una riorganizzazione degli ammortizzatori sociali una revisione del sistema assistenzialista, dall’altro non può non tener conto che esistono situazioni di inadempienze contrattuali da parte di imprenditori nei confronti dei lavoratori. Sono questi i due fattori che attualmente frenano la ripresa occupazionale ed economica. I dati Istat ci dicono che nel primo trimestre 2021 c’è stato un aumento dei disoccupati di 243 mila unità rispetto al trimestre del 2020. È un campanello d’allarme che è aggravato dalle notizie che giungono da più regioni e che vedono i percettori del reddito di cittadinanza rifiutare lavori stagionali che sarebbero economicamente meno competitivi rispetto all’assegno assistenziale.

Il Governo e nello specifico il Ministro del Lavoro Orlando pensi a sostenere l’occupazione e non a favorire la disoccupazione evitando di renderla più conveniente attraverso strumenti assistenzialistici come il reddito di cittadinanza erogato senza controlli adeguati come hanno più volte dimostrato i fatti. Giusto prevedere forme di sostegno per chi perde il lavoro ma ancor più giusto sostenere le imprese che vogliono assumere ma trovano la barriera dell’assistenzialismo che frena la ripresa occupazionale ed economica. Il Governo – conclude Prudenzano – trovi la giusta armonizzazione tra ammortizzatori sociali e assistenza soprattutto nel momento in cui c’è la voglia, da parte delle imprese, di ricominciare dopo questi 15 mesi di crisi pandemica.

 

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