“Signor Presidente, non è possibile invitare i nostri concittadini a stare chiusi in casa ed uscire solo per comprovati e seri motivi, chiudere i locali pubblici alle 18, vietare, giustamente, assembramenti e poi lasciare aperti gli uffici pubblici con il rischio che il contagio possa ulteriormente diffondersi.” Questa è la richiesta fatta per lettera da Confintesa con cui Francesco Prudenzano, Segretario Generale e Claudia Ratti, Segretario Generale della Funzione Pubblica, chiedono al Governo di essere coerente con gli appelli lanciati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Le amministrazioni pubbliche – scrivono i sindacalisti di Confintesa – devono, quindi, uniformarsi e chiudere tutti gli uffici pubblici garantendo esclusivamente i servizi pubblici essenziali, mediante la costituzione dei presidi con il personale a rotazione, riconoscendo a tutti gli altri dipendenti che l’assenza sia disciplinata dall’articolo 19, comma 3, del Decreto-Legge 2 marzo 2020, n.9. Inoltre, Signor Presidente, – continuano Francesco Prudenzano e Claudia Ratti – Le chiediamo di convocare quanto prima un tavolo tecnico per affrontare lo stesso problema nel settore privato in quanto non possono esistere due pesi e due misure tra i lavoratori italiani e l’onere di quanto previsto dal DPCM da Lei emanato non può essere sostenuto solo dalle imprese. A tale tavolo tecnico La preghiamo di convocare, per avere il massimo della condivisione, tutte le sigle sindacali maggiormente rappresentative nel Pubblico Impego e nel settore privato oltre che le Associazioni datoriali. Questo – concludono i dirigenti di Confintesa – non è il momento delle, inutili e dannose, discriminazioni che fanno parte di una logica politica purtroppo troppe volte posta in essere. Il Covid-19 non guarda a tessere sindacali o di partito ed è quindi Suo dovere dare l’esempio e chiamare i rappresentanti di tutti i lavoratori per trovare soluzioni il più possibile condivise”.

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