“Una legge che istituisca il salario minimo legale è ormai diventata un’urgenza sociale anche alla luce dell’aumento dei contratti a tempo indeterminato che, in alcuni casi, applicano salari derivanti da accordi contrattuali cosiddetti dumping e quindi molto al di sotto delle nove euro l’ora”. Lo afferma Francesco Prudenzano Segretario Generale di Confintesa. “In presenza di questo fenomeno dei contratti dumping è necessario che, accanto alla legge sul salario minimo legale, il governo si occupi anche di regolamentare i criteri per la rappresentanza dei sindacati dei lavoratori e delle imprese dando così seguito all’articolo 39 della Costituzione che prevede una legge che stabilisca criteri uguali per tutti per il riconoscimento della rappresentatività.
Ad oggi – continua Prudenzano -sono 868 i contratti registrati al Cnel ma molti di questi sono i cosiddetti contratti di comodo che stabiliscono salari irrisori. La legge sulla rappresentatività e quella sul salario minimo legale oltre a mettere ordine nei contratti da poter riconoscere come applicabili, riducendoli drasticamente, metterebbe tutte le sigle sindacali sul nastro di partenza in condizioni di parità mettendo fine a quello che viene definita rappresentatività comparata che allo stato attuale rimane uno strumento zoppo perché non si capisce quali sono i criteri di comparativi in base ai quali riconoscere quale è il sindacato o la parte datoriale che può firmare i contratti di lavoro. Questo, ovviamente vale solo per il settore privato visto che nel pubblico impiego il problema è stato risolto e la misurazione della rappresentatività, nei vari comparti, viene effettuata ogni tre anni con criteri condivisi da tutte le organizzazioni sindacali. Il Governo – conclude Prudenzano – faccia presto a risolvere questo problema prima che la jungla contrattuale diventi sempre più fitta e sempre più penalizzante per la dignità dei lavoratori e, invece, lasci agli stessi la decisione finale sul chi deve rappresentarli”.