“L’art. 492 bis c.p.c., vigente fin dal 2015, ha introdotto la possibilità per il creditore di far effettuare all’Ufficiale Giudiziario una ricerca telematica dei beni del debitore, (conti correnti, stipendi, pensioni, beni immobili ecc.), previa autorizzazione del Presidente del Tribunale, spendendo solo € 43,00 di contributo unificato (che vanno nelle casse dello Stato). Ci domandiamo perché il Ministero della Giustizia dal 2015 ad oggi, nonostante il progresso tecnologico, non riesce a consentire l’accesso alle banche dati, peraltro previsto in una legge?”
Lo dichiara Claudia Ratti Segretario Generale di Confintesa F.P. in ordine al fatto che i pubblici ufficiali UNEP non hanno ancora accesso all’anagrafe tributaria.
“Per sopperire a questa inattività del Ministero della Giustizia – continua Claudia Ratti – e raggiungere il proprio risultato, il creditore (o meglio, l’avvocato del creditore) è costretto a rivolgersi ad agenzie di investigazioni private che di certo sono molto più costose.
Confintesa FP si chiede perché i cittadini, spesso inconsapevoli essendo attività svolte dagli avvocati, devono pagare diverse centinaia di euro per ottenere le stesse informazioni a privati che per legge potrebbero avere pagando 43 euro allo Stato?
Inoltre, come fanno le agenzie private ad ottenere le informazioni che i pubblici ufficiali (Funzionari UNEP) non sono messi in condizioni di avere?
Il Ministero della Giustizia – conclude la sindacalista – spieghi perché dopo oltre 8 anni, ancora non rende possibile, ai suoi funzionari, l’accesso in certe banche dati facendo spendere centinaia di euro ai cittadini ignari della possibilità di avere certe informazioni con sole 43 euro e tutto questo con una Legge che lo impone?
A cosa servono le leggi se non vengono applicate? – Cui prodest? Confintesa FP non resterà ancora a guardare e patrocinerà un contenzioso a tutela della collettività e delle professionalità del Ministero della Giustizia (personale UNEP) del quale si daranno notizie a brevissimo.
