La Sentenza 156/2025 non crea una "classifica", ma apre la porta alla rappresentanza basata su dati oggettivi, superando l'esclusione basata sulla negoziazione.
La sentenza n. 156 del 2025 della Corte costituzionale rappresenta una vittoria fondamentale per la democrazia sindacale e il pluralismo. Contrariamente a interpretazioni fuorvianti e riduttive, la Corte non ha stilato una 'classifica' per rafforzare i sindacati già firmatari, ma ha spezzato il "circolo vizioso" che permetteva ai datori di lavoro di scegliere i propri interlocutori, escludendo arbitrariamente le sigle "scomode".
Il problema: il "veto" del datore di lavoro
Fino a ieri, l'articolo 19 legava i diritti sindacali (come la costituzione di RSA) all'aver firmato un contratto o, dopo la sentenza 231/2013, all'aver partecipato alle trattative.
Questo sistema permetteva al datore di lavoro di esercitare un vero e proprio "potere di accreditamento": semplicemente rifiutandosi di invitare un sindacato al tavolo negoziale, il datore poteva legalmente impedirgli di avere una rappresentanza aziendale, anche in presenza di un forte e reale consenso tra i lavoratori. La Corte ha riconosciuto che questo meccanismo si trasformava in "un'illegittimo accordo ad excludendum".
La soluzione: la rappresentatività oggettiva
La Corte ha dichiarato illegittimo questo sistema nella parte in cui non prevede un'alternativa. Ha introdotto una terza via: da oggi, le RSA possono essere costituite anche nell'ambito delle "associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale".
Questo nuovo criterio non si aggiunge per creare un'élite, ma per bypassare il veto datoriale.
Perché questa sentenza è un'opportunità per tutti i sindacati
Interpretare questa sentenza come un "pallottoliere" o una "classifica" che esclude sigle come Confintesa è un errore fondamentale. Al contrario, la Corte ha spostato la battaglia dal piano della "concessione" a quello della "dimostrazione".
- Non è un club esclusivo: "Comparativamente più rappresentative" (al plurale) non è una lista chiusa, ma uno standard oggettivo. Infatti, nel caso preso in esame dalla Corte, l’organizzazione danneggiata è l’ORSA, sindacato autonomo, e non una delle tre centrali sindacali.
- La battaglia si sposta sui dati, non sul "permesso": Da oggi, un sindacato che ha un radicamento reale e nazionale non deve più "chiedere il permesso" al datore di lavoro per negoziare. Può, al contrario, dimostrare oggettivamente la sua forza e rivendicare il diritto alla rappresentanza che la legge, ora, gli riconosce.
In sintesi, la Corte costituzionale non ha rafforzato un monopolio, ma ha fornito lo strumento legale per romperlo. Ha stabilito che i diritti sindacali si fondano sul consenso democratico dei lavoratori (dati oggettivi) e non più sul consenso arbitrario del datore di lavoro (l'invito al tavolo).
Questa sentenza apre la porta a tutte le organizzazioni, come Confintesa, che possono ora far valere il loro peso reale e il loro radicamento nazionale per ottenere i diritti che finora gli venivano negati dal "filtro" datoriale.
